La comunicazione di guerra del presidente ucraino Volodymyr Zelensky: intervista al Professore Stefano Rolando

Tempo di lettura: 11 minuti

Data di pubblicazione: 30 Mar, 2022

Volodymyr Zelensky è il “nuovo eroe”, ce lo dicono i giornali e i programmi tv. Indossa la maglietta militare e parla al suo popolo dalle piazze di città bombardate. E’ passato da comico a presidente del suo paese il cui filo conduttore tra queste due professioni così distanti è la comunicazione che deve mettere in atto.

Il Docente Universitario di Comunicazione Pubblica e Politica dell’università IULM Stefano Rolando proverà ad analizzare, con aspetto critico oggettivo, la comunicazione di guerra attuata dal presidente dell’Ucraina Zelensky.

Il Dottor Stefano Rolando dal 2018 è direttore scientifico dell’Osservatorio sulla comunicazione pubblica, il public branding e la trasformazione digitale nell’ambito del Dipartimento di Business, Law, Economics and Consumer Behaviour – Business, Diritto, Economia e Consumi dell’Università IULM. E’ membro (espressione del Comune di Milano) del CdA della Fondazione Milano-Scuole civiche di Musica, Teatro e Cinema.

PROFESSOR ROLANDO, QUALI SONO LE PECULIARITÀ DELLA COMUNICAZIONE DI GUERRA DI ZELENSKY?

Ho cercato di capire chi è Zelensky e apparentemente sembra una specie di nostro Beppe Grillo. Indagando un momento sulla sua vita si scoprono degli aspetti interessanti.

Sembra diligente, sceglie di fare l’attore, il comico e il produttore di se stesso. Il fatto di avere un programma televisivo gli ha dato tantissima popolarità, tanto che ha dato al suo partito proprio il nome del suo programma.
E’ una persona curiosa, moderna e interessata, che può piacere a paesi e popoli che hanno avuto una burocrazia gerontocratica per anni.

Zelensky è uno che ha puntato l’attenzione sulla modernizzazione e digitalizzazione della comunicazione. Per esempio ha sostenuto la battaglia di scalata nella politica sui temi della corruzione.
Insomma, si è messo dentro a un’oggettiva sintonia con la transizione Europea e culturale.

Attraverso il carisma e la comunicazione di Zelensky, il popolo ucraino ha cambiato l’opinione che avevano dell’Europa.
Ma non solo: gli ucraini di fronte alla situazione attuale hanno reagito con un coraggio ottocentesco.
Straordinaria la scena in cui i civili, a mani nude, vanno contro i carri armati.

Stiamo parlando di gente che vive come dei topi dentro le cantine. Allora, in questa cornice, improvvisamente abbiamo dovuto aprire questa scatola per vedere e conoscere questo paese che in fondo avevamo già la possibilità di toccare con mano. Basti pensare ai 300 mila ucraini che vivono in Italia.

Questa guerra è una vicenda importante per tutto il mondo che si occupa di comunicazione: è considerevole aver visto che la reputazione non è impura, ma appena casca un paese, per metà, ha già perso. Quindi, è un fatto strategico.

Un altro aspetto da tenere conto in questa situazione è che l’immaginario collettivo e i sistemi che lo nutrono vanno a una velocità pazzesca. La rete è lo strumento che rende difficile capire il vero e il falso, ma è anche lo strumento che ti mette nella realtà. Quindi, questa guerra è come la pandemia: una realtà in cui la comunicazione entra e fa da protagonista.

PROFESSORE, ZELENSKY SI È TOLTO LA GIACCA E LA CRAVATTA ISTITUZIONALE E SI È MESSO LA T-SHIRT MILITARE. COSA NE PENSA DI QUESTO?

Ha fatto bene. Il capo di uno stato cosa dovrebbe rappresentare? L’aristocrazia dei professori universitari e degli imprenditori? No! Rappresenta il popolo. Mette le scarpe grosse, una maglietta militare e dice “Sono uno di voi, però non mollo e tengo a bada l’orso. Noi resisteremo fino all’ultimo”.

Lancia dei messaggi risorgimentali.

Zelensky ha anche detto più di una volta al suo popolo “Non so se questa è l’ultima volta che io devo dirvi qualcosa, perché probabilmente sono nel mirino”.
Ha chiesto a Putin “Esci dal buco, parliamone io e te, anche a cazzotti se serve”.

Io sono abituato a valutare la comunicazione non nella qualità del messaggio ma nei risultati. I risultati sono che il popolo ucraino si è organizzato a una dedita resistenza inaspettata.
Questo vuol dire che lui ha comunicato bene o male? Bene, io non ho dubbi!

comunicazione di guerra Presidente Zelensky

PROFESSORE, HA APPENA DETTO CHE IL POPOLO UCRAINO SI E’ ORGANIZZATO IN UNA RESISTENZA. PENSA QUINDI CHE SI E’ POTUTO IDENTIFICARE IN ZELENSKY?

Sì, la linea partigiana che ha assunto Zelensky ha permesso al popolo di identificarsi rischiando tutto il rischiabile.

La cosa che più mi impressiona, che più mi commuove, sono questi padri che raccolgono figli, mogli, anziani e li mettono in macchina, li portano con una fatica enorme ai confini, li consegnano ai polacchi e tornano indietro.
Ma non scappano, tornano indietro.

Questo io lo metterei al bilancio della figura di Zelensky. Le prime volte mi faceva l’effetto di una figura inadeguata. Questo elemento di inadeguatezza io l’ho perso durante questi giorni e ho trovato una persona che è entrata dentro due storie. Da una parte, una storia popolare simbolica in una fase di immedesimazione nella resistenza. Dall’altra un messaggio sottile anti Putin. Lui non lo dice, ma lo dicono i giornalisti che lo difendono.

Zelensky è ebreo, con una cultura familiare che sa cosa vuol dire la sofferenza ebraica nei paesi dell’est. Proprio la sua cultura è la risposta a Putin che dice agli ucraini “siete tutti nazisti”. Cioè come possono esserlo se il capo di questi nazisti è un ebreo con pezzi di famiglia sterminata?

CHE IMPATTO HA, SECONDO LEI, LA COMUNICAZIONE DI ZELENSKY SUI PAESI EUROPEI?

Questo tipo di comunicazione ha un impatto emotivo e simbolico, in cui un paese che si riconosce rischia la pelle. E lo sta facendo in una modalità che ha modificato anche l’atteggiamento di tutta l’Europa, perché i paesi europei hanno capito che non potevano limitarsi alle sanzioni.

Quando penso alle misure militari che sono state prese dagli altri paesi del mondo, credo che siano un rischio. Perché per Putin è cobelligeranza.
Gli italiani cosa hanno fatto? Hanno dato missili, mitragliatrici leggere, mitragliatrici antiaeree, giubbotti ecc.. Lui si segna “Italia cobelligerante”, e tutti gli italiani sono nel mirino.
Il risultato è plateale: il nostro Paese ha fatto un passo rischioso. Probabilmente senza che questo sia stato spiegato bene agli italiani.

PROFESSORE, COSA NE PENSA DELLA COMUNICAZIONE CHE NON STA FACENDO PUTIN?

Putin è un capo dispotico di un sistema organizzato sui servizi segreti, in cui il nemico si toglie di mezzo con la violenza. E facendo nel frattempo vivere una narrativa nobile: la grandezza della madre Russia, il ritorno a un passato di un’enorme potenza che la storia ha offuscato e che noi dobbiamo restituire alla sua dimensione internazionale.

É tutta una logica contraddittoria perché è tutta volta al passato.

SECONDO LEI PERCHÉ PUTIN HA DECISO DI GIOCARSI UN’INTERA GENERAZIONE IN QUESTO MODO, TENENDO IN CONSIDERAZIONE CHE HA FATTO CHIUDERE GIORNALI E REDAZIONI NON STATALI CON MINACCIA DI 15 ANNI DI CARCERE?

Perché quella generazione si riconosce in Putin, perché lui è cintura nera di judo e va a cavallo a torso nudo.

Questi sono elementi di immedesimazione di tipo fascistoide. Era il duce che trebbiava a torso nudo, che conquistava le donne.
E’ una totale mancanza di modernità. Non è Obama che canta Amazing e che riconosce nelle nuove forme d’arte e di spettacolo la formazione tecnica del paese.
Quella di Putin è una roba che si è vista nei dittatori del ‘900 che non ha nessuna modernità.

Quindi, la retorica neozarista di Putin è allineata a un progetto di restaurazione violenta.
Lui vuole mettere indietro le lancette della storia all’oscurantismo del paese, quindi chiudendo i giornali, spegnendo le televisioni, togliendo la possibilità di fare informazione. Nonostante ciò, la rete tutti i giorni lo sconfigge.
Putin racconta tutta la grandezza di un paese, ma questa deve essere riconosciuta dagli altri altrimenti non esiste. In una settimana è fuori da tutto il sistema di spettacolo e dello sport, è fuori da tutto.

La comunicazione la valutiamo in conseguenze, non in estetica.

Questa è una raccomandazione sulla comunicazione pubblica, competitiva e legata alla geopolitica.
Quello che secondo me è aperto al futuro è il destino di un paese che non può utilizzare questa vittoria, che non può farsi più grande nel mondo perché lui nel mondo è confinato. Ha delle generazioni intere che si è giocato per una dinamica di simbolo fascistoide, e di ciò ne rimarrà qualcosa anche nell’occidente.

A LIVELLO COMUNICATIVO QUALE DELLE 2 COMUNICAZIONI VINCE? QUELLA DI PUTIN O DI ZELENSKY?

Vince Zelensky, perché il suo popolo ha fatto ben capire che se ti toccano libertà, indipendenza, la scelta della patria, della terra, della lingua, si reagisce con le mani nude contro i carri armati.

Ho l’impressione che le 2 comunicazioni, partigiana e zarista, che si stanno confrontando, determineranno uno scombussolamento valoriale. É la prima volta che noi abbiamo in casa, nella nostra Europa tradizionale, una guerra. Questa è gente che porta in salvo i bambini e torna indietro.

Se ci si chiede come finirà sul campo, ho l’impressione che i russi occuperanno il paese e che sarà necessario creare un arbitrato internazionale per rimettere le condizioni di gestibilità.
Quindi ammetto che il rapporto di forza militare è a vantaggio dei russi e che potranno arrivare a occupare Kiev e le centrali nucleari.

bandiera ucraina, comunicazione di Zelensky

PROFESSOR ROLANDO, SECONDO LEI, AL POPOLO UCRAINO COSA SUCCEDERÀ?

Al popolo ucraino io non penso che possa succedere quello che è successo in Afghanistan. Però potrebbe esserci qualcosa di simile, se le cose si protraggono, a quello che è successo in Siria, dove c’era un elevato livello di cultura e di competenze.
E non è più un problema di comunicazione, è un problema di rapporto di forze, e l’Europa ha scelto di fare un passo inaudito. Non si è limitata alle sanzioni, è passata alla cobelligeranza, molto rischioso. Ha dato un segnale forte.
Ciò che sta accadendo potrebbe velocizzare il progetto dell’esercito unico europeo che avrebbe un impatto enorme.

Il popolo ucraino sa che la sua sarà una sofferenza lunga. E per il momento non torna a vivere come prima.

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Data di pubblicazione: 30 Mar, 2022

stefano rolando

Il Dottor Stefano Rolando è professore della IULM e dal 2018 è direttore scientifico dell’Osservatorio sulla comunicazione pubblica, il public branding e la trasformazione digitale nell’ambito del Dipartimento di Business, Law, Economics and Consumer Behaviour – Business, Diritto, Economia e Consumi dell’Università IULM. E’ membro (espressione del Comune di Milano) del CdA della Fondazione Milano-Scuole civiche di Musica, Teatro e Cinema.

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